DIARIO / GIANNI BARBACETTO: CHE COSA COPRE IL SEGRETO DI STATO?

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INES TABUSSO
00domenica 1 ottobre 2006 21:54

DIARIO
29 SETTEMBRE 2006
La Triade del Supersismi

Le indagini su Telecom e sul sequestro Abu Omar rivelano l¹esistenza di un apparato misto con ai vertici Marco Mancini, Giuliano Tavaroli ed Emanuele Cipriani. Le bugie di Nicolò Pollari. I falsi allarmi attentato. I rapporti con la Cia. E il fine ultimo: soldi e potere

di Gianni Barbacetto

A Parigi si chiama Alliance Base. È una struttura multinazionale d¹intelligence in cui gli uomini della Cia lavorano insieme ad agenti segreti di Francia, Gran Bretagna, Germania, Canada e Australia. Programma: contrasto al terrorismo internazionale. In tanti altri Paesi dell'Europa, del Medio Oriente e dell¹Asia, invece, la collaborazione tra Cia e le agenzie locali d¹intelligence ha dato origine ai Ctic: Counter Terrorist Intelligence Center. Quando Dana Priest, premio Pulitzer 2006, rivelò sul Washington Post l¹esistenza dei Ctic, era il novembre 2005: li mise subito in connessione con le «extraordinary renditions» che l¹amministrazione americana aveva avviato dopo l¹11 settembre 2001, per catturare in ogni parte del mondo i nuovi nemici, i sospetti terroristi islamici, e portarli in gran segreto in prigioni coperte, che nei documenti classificati sono chiamati «black sites», luoghi neri. Lì i prigionieri, detenuti senza alcun diritto e garanzia, sono interrogati, anche con l¹impiego di torture, in outsourcing, per conto degli americani ma lontano dal territorio (e dalle leggi) degli Stati Uniti. I «black sites» stanno in Egitto, in Marocco e in altri Paesi molto accoglienti per l¹amministrazione americana: è la delocalizzazione della «lotta al terrore».
Dana Priest sosteneva già a fine 2005 che fossero almeno 3 mila i sospetti terroristi sequestrati o uccisi dalla Cia in giro per il mondo dopo l¹11 settembre. E descriveva i Ctic come i luoghi della collaborazione bilaterale tra intelligence Usa e le intelligence locali. Ma non faceva alcun riferimento alla situazione italiana: come si è sviluppata in Italia la «lotta al terrore» promossa dall¹amministrazione americana? E che cosa c¹entra con la struttura illegale emersa dall¹indagine su Telecom?

Il mistero Ctic.
Certamente in Italia è stato realizzato almeno un sequestro, quello di Abu Omar, portato via da Milano il 17 febbraio 2003. Di un altro paio di misteriose sparizioni ci sono tracce e sospetti, ma ancora nessuna certezza. Esiste però un Ctic in Italia? E perché il nostro Paese non è stato associato ai partner della Alliance Base di Parigi? Le domande andrebbero girate ai responsabili dell'intelligence, e quindi in primo luogo al direttore del Sismi, il servizio segreto militare, Nicolò Pollari. Sopra di lui, potrebbero rispondere i responsabili nazionali della sicurezza, cioè il ministro della Difesa Arturo Parisi e il presidente del Consiglio Romano Prodi. Qualche buona informazione a proposito dovrebbero averla anche il ministro degli Esteri, Massimo D¹Alema, e dell'Interno, Giuliano Amato.
Finora nessuno di essi ha accennato all'esistenza di accordi con gli Stati Uniti (che sarebbero stati stretti dal precedente governo) per la formazione di un Ctic anche in Italia. E non risulta la partecipazione del nostro Paese neppure alla Alliance Base di Parigi. Quello che finora è emerso è che il direttore del Sismi Pollari ­ messo sotto accusa dalla procura di Milano per complicità nel sequestro di Abu Omar, realizzato da uomini Cia ­ si è difeso sostenendo che esistono documenti ufficiali che potrebbero scagionarlo dalle accuse, ma che egli non può portare ai magistrati, perché coperti da segreto di Stato. Che effettivamente esistano documenti attinenti al sequestro di Milano e coperti dal segreto di Stato lo hanno confermato ai magistrati le autorità di governo a cui la procura di Milano si è rivolta.
Di che documenti si tratta? Si possono fare due ipotesi. La prima: esiste un accordo con gli Stati Uniti stretto a suo tempo dal governo Berlusconi che permette la realizzazione sul territorio nazionale di attività non ortodosse, quali i sequestri di persona. In questo caso sarebbe stato costituito un Ctic italiano, ancora segreto, frutto della cooperazione tra la Cia e il Sismi. Ma l'accordo non potrebbe comunque «coprire» azioni come il rapimento, che restano decisamente proibite dalle leggi italiane. Seconda ipotesi: esiste un documento in cui il direttore del Sismi, dopo la richiesta americana di collaborare alle «extraordinary renditions», si salva l'anima mettendo nero su bianco che l'Italia avrebbe ufficialmente risposto di no ad attività contro la Costituzione e contro il codice penale. In questo caso, l¹Italia sarebbe rimasta senza un Ctic ufficiale. Ma non per questo al sicuro dalle attività non ortodosse, che sono comunque avvenute, come dimostrato dal sequestro di Abu Omar. Che piega avrebbero preso gli avvenimenti, dopo il no ufficiale dell'intelligence italiana?
La risposta viene dall'indagine Telecom. Il Ctic informale costituito in Italia sarebbe l¹esito della collaborazione tra la Cia e una struttura non ufficiale, ma non per questo meno efficiente e temibile: una struttura segreta mista, composta da militari e civili, da apparati dello Stato e privati cittadini, che in nome della Grande Paura del terrorismo ha infranto le leggi, compiuto operazioni illegali, intercettato e spiato abusivamente; costruendo posizioni di potere personali, cordate invincibili dentro le istituzioni e dentro alcune aziende, gestendo un fiume di soldi pubblici e facendo della sicurezza un business privato.
Se c'è, questo Supersismi è la somma di pezzi del Sismi, uomini della struttura Telecom scoperta dalle indagini milanesi, squadre di «civili» messe in campo da strutture private d'investigazione. Se questo Supersismi c'è, è governato da una Triade: Marco Mancini, il brigadiere dei carabinieri che ha scalato fino alle vette le gerarchie del servizio di sicurezza militare; Giuliano Tavaroli, il vecchio amico e collega di Mancini che è diventato il capo della sicurezza Telecom; ed Emanuele Cipriani, spione privato, sodale di Licio Gelli e imprenditore della security. Se c'è, questa Triade trae potere, legittimazione, coperture, proprio da rapporti stretti con uomini della Cia.
Questo è ciò che sembra essere suggerito dalla confluenza, nell'estate 2006, di tre lunghe e complesse indagini svolte dalla procura milanese: quella sul sequestro di Abu Omar; quella sull'ufficio Sismi di Pio Pompa in via Nazionale a Roma; e quella su Telecom. Attenzione, però: la grande spy story dell¹estate 2006 è una storia di spie, ma soprattutto di soldi. Gli scenari internazionali e i nobilissimi ideali della lotta al terrorismo, sventolati dai protagonisti come bandiere, spiegano solo una piccola parte dell'attività di questa struttura illegale che, una volta messa in moto, ha lavorato per costruire carriere, per conquistare potere, per accumulare denaro. Lo provano le cordate che si sono consolidate dentro il Sismi e dentro Telecom, la molteplicità di «lavori sporchi» svolti e di committenti entrati in scena e, soprattutto, il tesoretto di almeno 20 milioni di euro finora scoperto al circuito Tavaroli-Cipriani (una parte di questi soldi transitava presso il conto a Montecarlo della moglie di Raffaello Gelli, figlio di Licio, grande amico di Cipriani).
Sono molto stretti i rapporti tra gli uomini della Cia e i protagonisti di questa storia italiana, riproposizione di una P2 nell'era in cui la Grande Paura (il terrorismo) ha sostituito il Grande Nemico (il comunismo). Marco Mancini macina la sua incredibile carriera fino ad arrivare ai vertici del Sismi proprio in forza del suo rapporto privilegiato con gli americani, a cui si sarebbe proposto addirittura come «agente doppio». È d'altra parte un agente Cia anche Giampaolo Spinelli, mitico uomo degli americani a Mogadiscio, che si mette poi nel business della sicurezza privata fondando in Usa la Global Security Service, nella cui filiale italiana lavora Mario Bernardini, ex agente del Sisde (il servizio segreto civile) e continuatore dell'opera di Tavaroli in Telecom.

Allarmi attentato bufala.
L'esistenza del Supersismi, intreccio di apparati istituzionali e squadre private, trova una prima conferma nell'ordinanza d'arresto di Tavaroli e Cipriani firmata dal giudice Paola Belsito e nei capi d'accusa contestati dai pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici. In più punti gli spioni Telecom sono messi in connessione con il Sismi e perfino con la Cia. Mancini e Tavaroli si scambiavano i cellulari, intestati al Sismi. Tavaroli aveva in casa gli organigrammi riservati (provenienti dai servizi) di Sismi, Sisde, Cesis, Dia, Ros, ministeri dell'Interno, della Difesa, dell'Economia... La struttura Tavaroli-Cipriani «aveva a disposizione», scrive il giudice, «fonti informative dei servizi di sicurezza». Era in grado di gestire «informazioni riservate acquisite da servizi d'informazione italiani e stranieri». Ha collaborato con il Sismi e con i carabinieri a un'operazione antiriciclaggio. In alcuni casi spremeva soldi, compiendo verifiche su notizie «già in possesso degli apparati dello Stato» o svolgendo investigazioni che «perseguivano verosimilmente l'obiettivo di far lavorare i privati su indagini d¹interesse dei servizi segreti, facendo ricadere il costo sul gruppo Pirelli-Telecom» (è il caso delle indagini su Telekom Serbija che sarebbero state svolte da Tavaroli nel 1997 per conto del Sismi).
Il connubio Mancini-Tavaroli-Cipriani, dunque, appare strettissimo. Un nodo inestricabile di affari pubblici e privati. Imbrogli e bufale mischiati a investigazioni istituzionali. Ciò nonostante, Pollari e Mancini, i vertici del Sismi, sono stati finora «coperti» dal governo Prodi, che negli ultimi mesi ha ripetutamente rinnovato loro la fiducia, benché siano sotto inchiesta per reati gravissimi. Lo ha fatto in nome del rispetto dell'istituzione, della sicurezza nazionale e dei buoni risultati ottenuti nella protezione del Paese. Ma oggi anche questi risultati sono messi in dubbio. Le indagini della procura di Milano stanno accertando che alcuni degli allarmi terrorismo lanciati dal Sismi erano fabbricati in casa: il servizio «inventava» il pericolo per poter dire di aver brillantemente risolto il problema. Primo caso: non esisteva la «scuola di kamikaze» che il Sismi sostenne di aver scoperto a Milano. Secondo caso: non era in preparazione alcun attentato alla stazione centrale di Milano nella primavera 2006, quando il Sismi annunciò di aver sventato un attacco islamico in vista delle elezioni politiche.
La prudenza è comprensibile, in una materia così delicata come la sicurezza nazionale e l'antiterrorismo. Ma oggi il grumo d'illegalità scoperto, in quella che ormai si mostra come un'organizzazione trasversale che dal Sismi va agli spioni di Telecom, esige che la prudenza lasci il posto alla trasparenza e al ritorno alla legalità. Soltanto le autorità di governo, a questo punto, possono sciogliere i dubbi e rispondere alle domande rimaste sospese: esiste un Ctic in Italia? Esistono comunque altre strutture congiunte d¹intelligence Italia-Usa? Che tipo di copertura è stato concesso ufficialmente dal governo alle operazioni non ortodosse? Quale autonomia d¹azione è stata data al Sismi? Che cosa copre il segreto di Stato posto dal governo Berlusconi e rinnovato dal governo Prodi?






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