CASELLI: "ANDREOTTI? COME DARGLI TORTO..."

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00venerdì 26 agosto 2005 11:48

IERI L'USCITA DI ANDREOTTI E' STATA PUBBLICATA DA "IL GIORNALE" IN PRIMA
PAGINA CON GRANDE RISALTO E GRANDE FOTO DI ANDREOTTI:

www.ilgiornale.it/lp_n.pic1?NUM_ID=111
VEDI:
www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=127



OGGI LA RISPOSTA DI GIAN CARLO CASELLI E'STATA INVECE RELEGATA IN FONDO A
PAGINA 6:

www.ilgiornale.it/lp_n.pic1?PAGE=6957


"Penso che [ANDREOTTI, NDR.] abbia voluto esprimere un'opinione sul processo
che lo ha interessato. E allora, come dargli torto? Quel processo si è concluso,
in via definitiva e irrevocabile, con sentenza della Corte di cassazione
che ha confermato la sentenza della Corte d'appello di Palermo che dichiara
estinto (solo) per prescrizione il reato di associazione per delinquere ?concretamente
ravvisabile a carico? dell'imputato e da lui ?commesso? (le parole sono proprio
?concretamente ravvisabile a carico? e ?commesso?) fino alla primavera del
1980. Di fronte a queste parole, non c'è imputato al mondo (e il senatore
Andreotti mostra di essere, in questo, un imputato non eccellente ma qualunque)
che non pensi di potersela cavare a buon mercato, almeno agli occhi di chi
non sa come stanno le cose, prendendosela coi magistrati che si son dovuti
occupare di lui. Oltretutto, è così facile e consolatorio!
...
Il problema allora è questo: meglio augurarsi che non fossero mai esistiti
i magistrati che hanno accertato questa verità processuale, oppure meglio
augurarsi che non fossero mai esistiti i fatti gravissimi che i supremi giudici
di Roma hanno irrevocabilmente confermato?"



IL GIORNALE
26 agosto 2005

Caro senatore Andreotti, le ricordo che...

Gentile Direttore,
per dovere d'ufficio, avendo chiesto di lavorare a Palermo come Procuratore
della Repubblica dopo le stragi del 1992 che causarono la morte di Falcone
e Borsellino, mi sono occupato - fra gli altri - del procedimento penale
relativo al senatore Andreotti. Poiché il suo giornale, in prima pagina e
con grande evidenza, riporta fra virgolette una frase del suddetto senatore
che mi riguarda, secondo la quale sarebbe meglio che io non fossi mai esistito,
la prego di ospitare questa mia lettera.
Non penso che il senatore Andreotti abbia voluto offendere i miei genitori
oppure me come persona (ove ciò risultasse, sarebbe il mio legale a doversi
occupare della vicenda). Penso che abbia voluto esprimere un'opinione sul
processo che lo ha interessato. E allora, come dargli torto? Quel processo
si è concluso, in via definitiva e irrevocabile, con sentenza della Corte
di cassazione che ha confermato la sentenza della Corte d'appello di Palermo
che dichiara estinto (solo) per prescrizione il reato di associazione per
delinquere ?concretamente ravvisabile a carico? dell'imputato e da lui ?commesso?
(le parole sono proprio ?concretamente ravvisabile a carico? e ?commesso?)
fino alla primavera del 1980. Di fronte a queste parole, non c'è imputato
al mondo (e il senatore Andreotti mostra di essere, in questo, un imputato
non eccellente ma qualunque) che non pensi di potersela cavare a buon mercato,
almeno agli occhi di chi non sa come stanno le cose, prendendosela coi magistrati
che si son dovuti occupare di lui. Oltretutto, è così facile e consolatorio!
E poi, si tratta di uno sport nazionale, praticato anche ai più alti livelli.
Certo, augurarsi addirittura che quei magistrati non fossero mai esistiti
è forse troppo, soprattutto da parte di un convintissimo sostenitore (ricordo
certe prese di posizione in occasione del recente referendum...) che la vita
è sempre e comunque sacra. Ma tant'è: ogni botte dà il vino che ha. E che
questo sia vino piuttosto acido si può ben capire: perché in quella sentenza
sta scritto (a pagina 1517-18,

riassumendo conclusivamente l'analitica e specifica dimostrazione contenuta
nelle pagine precedenti) che ?l'imputato ha, non senza personale tornaconto,
consapevolmente e deliberatamente coltivato una stabile relazione con il
sodalizio criminale (Cosa nostra - ndr) e arrecato, comunque, allo stesso
un contributo rafforzativo manifestando la sua disponibilità a favorire i
mafiosi? e ?inducendo negli affiliati, anche per la sua autorevolezza politica,
il sentimento di essere protetti al più alto livello del potere legale?;con
il contestuale rilievo che gli elementi a suo carico ?non possono interpretarsi
come una semplice manifestazione di un comportamento solo moralmente scorretto
e di una vicinanza penalmente irrilevante, ma indicano una vera e propria
partecipazione alla associazione mafiosa, apprezzabilmente protrattasi nel
tempo? (sic!).
Il problema allora è questo: meglio augurarsi che non fossero mai esistiti
i magistrati che hanno accertato questa verità processuale, oppure meglio
augurarsi che non fossero mai esistiti i fatti gravissimi che i supremi giudici
di Roma hanno irrevocabilmente confermato? E questi fatti, nella sentenza
sopra citata, comprendono anche (il riferimento è all'omicidio dell'uomo
politico democristiano Pier Santi Mattarella) l'aver discusso con i mafiosi
?fatti criminali gravissimi da loro perpetrati... senza destare in essi la
preoccupazione di venire denunciati?; nonché l'aver omesso di ?denunciare
elementi utili a far luce? su tali fatti, conosciuti ?in dipendenza di diretti
contatti con i mafiosi?. Questi sono alcuni dei fatti scritti nella sentenza:
non è robetta da poco!
Prendersela coi magistrati per cancellare i fatti è come spaccare lo specchio
che rivela un bubbone sul viso. Comprensibile per chi tiene a se stesso,
ma inaccettabile per chiunque abbia rispetto per la verità. E senza verità,
una democrazia rischia parecchio.



Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:04.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com